Parte Quarta – La fine è l’inizio

Qui Parte Uno

Qui Parte Due

Qui Parte Tre

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Il cartello verde che recita Firenze – Scandicci scivola al di sopra dell’abitacolo, la macchina percorre la lunga curva della rampa d’uscita.
“Perché proprio fino a qui?” domanda curiosa Margherita.
“Perché sì” è la risposta ermetica del nostro eroe.
“Con tutte le città che ci sono, proprio questa”.
“Hai mai camminato in Lungarno Torrigiani alle quattro del mattino?”.
“No”.
“Ecco perché”.

Un parcheggio ad esse perfetto viene eseguito in Via del Poggio Imperiale, i nostri eroi scendono, camminano in discesa verso Porta Romana, verso il fiume, verso San Frediano.
“E quindi io e te siamo il più grande spettacolo prima del Big Bang?” domanda all’improvviso la ragazza.
“Cosa?” fa Ermes cadendo dal pero.
“Non fare il finto tonto! Hai detto che avremmo parlato”.
Il ragazzo sorride, estrae una sigaretta dal pacchetto, la infuoca, ne aspira il fumo.
“Se siamo venuti fin qui per nulla, ti giuro, ti butto in Arno” commenta seria Margherita, tutto d’un fiato, gesticolando vistosamente come le persone infastidite.
“Cosa devo aggiungere?” la provoca Ermes girandosi, piantando i propri occhi in quelli della ragazza.
Lei rimane spiazzata, sorpresa. In effetti non è ben chiaro cosa lui debba aggiungere. Però deve spiegarsi, aggiungere elementi. Forse deve semplicemente dimostrare qualcosa che non siano semplici parole.
Ammesso e non concesso che le parole possano essere semplici.
“Quindi?” incalza il nostro eroe.
“Non saprei. Mi verrebbe da chiederti perché, cosa te l’abbia fatto pensare”.
Sono appena entrati in via De’ Guicciardini e tra poco attraverseranno Ponte Vecchio, passeranno dall’altra parte del fiume d’argento.
“Non ho una risposta precisa. Non è che ci sia un motivo razionale. E’ una di quelle cose delle quali si è consapevoli, punto e basta”.
“Quindi sei innamorato di me?”.
Ermes spegne la sigaretta schiacciandola col piede, senza perdere il ritmo della camminata.
Tira su col naso, guarda alla sua destra, verso il Ponte Santa Trinita, verso i lampioni gialli riflessi sulla superficie del fiume.
Poi “Direi che non posso fare a meno di te. E’ una cosa ben diversa”.
Margherita guarda l’amico, guarda davanti a sé.
Che cosa vorrà mai dire?
Girano a destra all’unisono, senza parlare. Imboccano il Lungarno degli Archibusieri.
“Non puoi fare a meno di me per abitudine, immagino”.
“Cazzo, Marghe, come riesci a sminuire le cose te, davvero, non ci riesce nessuno”.
“E cosa volevi dire, allora? Non poter fare a meno ed essere innamorati sono due cose diverse”.
“Esatto, due cose ben diverse. E penso di non doverti spiegare quale sia più forte delle due”.
“Cosa ti fa credere che tu non possa fare  a meno di me, allora?”.
Ermes accende un’altra sigaretta, ripone l’accendino nella tasca destra dei Jeans, incastra il rotolo di tabacco tra le dita della mano destra, si scompiglia i capelli “Il fatto che ogni volta che ci vediamo, ogni volta, non dormo per tre giorni”.
“Detto da uno che soffre d’insonnia, questa cosa ha un gran valore!” fa lei sarcastica.
Lui sbuffa, guarda per terra, cerca delle parole migliori.
Parole che, immancabilmente, non vengono mai quando servono. Quantomeno non quelle giuste.
“Io ho paura di non potermi fidare di te” fa Margherita all’improvviso, un attimo dopo aver imboccato Via dei Vagellai.
“In che senso?” chiede Ermes.
“Nel senso che sei volatile. Che oggi dici questo, e tra un mese? Chissà cosa dirai tra un mese”.
Ma cosa te ne importa di quel che dirò tra un mese?
“Beh, noi stiamo parlando adesso, stiamo camminando adesso però, no?” ribatte il nostro eroe.
“Lo so che tu non riesci a fare questi ragionamenti perché non li condividi. Ma io non riesco a non farli”.
Sono giunti alla fine di Via dei Benci, alla loro destra, sul lastricato lucido, si staglia imperiosa la facciata bianca della Basilica di Santa Croce.
Margherita cammina guardando in basso, mentre Ermes lascia cadere per terra la sigaretta, avvolge il braccio sinistro della ragazza con la mano destra, la tira a sé, la bacia.
Nella piazza non c’è nessuno, tutto è silenzioso. Solo i lampioni sono testimoni d’un bacio improvviso e repentino, di due corpi stretti l’uno all’altro, di capelli che si confondo e tessuti che si strusciano: rumore di giacca di pelle contro parka.
“E adesso cosa succede?” chiede Margherita, gli occhi grandi, sorpresi.
“Adesso finiamo la passeggiata. Il resto lo decideremo insieme. Abbiamo tanto tempo”.
Scivolano via, oltre la piazza, imboccano Via Verdi.
Camminano piano, si allontanano di spalle.
E mentre loro camminano, si perdono nei vicoli e tra le case dai tetti rossi, una frase si colora nell’aria.
Nella città della poesia, i versi finali d’un componimento celebre, scritto da colui che rese grande questa città: Ciò c’ha esser, convien sia. Chi vuol esser lieto, sia: di doman non v’è certezza.
E, tra poco, sorgerà il sole, l’Arno si colorerà e sarà un nuovo giorno.
In tutti i sensi.

The Enemy “Two Kids”

15 risposte a "Parte Quarta – La fine è l’inizio"

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    1. Io non saprei. A volte penso che quelli come Ermes siano da evitare. Ovviamente in relazione a quello che si chiede.
      Penso siano persone che vanno bene per lo stra-ordinario, ma che sono inadeguate per l’ordinario.
      E, di conseguenza, passato il fascino dell’imprevedibilità, si tende a cercare di irregimentarli, di inquadrarli. Perché una casa di cemento è sempre meglio di una tenda.
      Non vuole essere un commento bacchettone. Il fatto è che a me l’han detto davvero “per tutta la vita”. Poi è finita che una camicia azzurra, dei capelli ben pettinati e un buon lavoro hanno cancellato quella frase (lo so, è un po’ impietoso ridurre una persona a una camicia, dei capelli e un lavoro).
      Quindi, da questo fatto, ne ho dedotto che Ermes è perfetto per vedere l’alba. Poi, però, per il giorno seguente ne serve un altro.
      E te, comunque, sei sempre troppo gentile, te l’ho già detto! 🙂

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      1. Non sono gentile, cazzo 😀 😀
        Comunque fidati. Quelli con la camicia azzurra e i capelli pettinati, vanno bene a chi ha bisogno d’ordine perché ha il disordine interiore. Per restare accanto a qualcuno spettinato, ci vuole equilibrio, passione e voglia di vivere davvero. E questo a mio avviso è quello che alla fine tutti desiderano, più o meno segretamente.
        Forse quel “ne serve un altro” è dato dal fatto che lo spettinato in genere tende a cercare quella che ha bisogno di pettinature, perché altrimenti sarebbe il caos. E’ l’incontro dei due opposti, che si dice sia perfetto, ma col tempo aumenta solo le differenze.
        Bacio.

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      2. Cazzo, mi ero perso per strada questo commento.
        Sarebbe stato veramente un peccato, perché hai detto una cosa sacrosanta.
        E, vista l’ora, mi pare anche un po’ come la rivelazione d’una vita. La notte rende mistica qualunque cosa, in maniera maggiora una cosa giusta!
        Grazie per il commento.
        Questa volta ti restituisco anche il bacio!

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  1. Finire qui questa storia, è un inizio bellissimo. Ermes mi ricorda qualcuno. E Margherita mi.ricorda qualcuna. È vero che nelle persone cerchiamo e troviamo anche un po di noi e degli altri. Ma insomma, sarà Firenze, saranno cose familiari, sarà l’insonnia e il.non.dormire dopo aver visto una persona per avere il tempo di smaltire l’adrenalina. L’unica cosa è che sti due hanno due gran polpacci perché la strada lè lunghina..

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    1. Effettivamente è un bel pezzettino!
      Però, a onor del vero, m’è capitato di fare anche di peggio. Tipo Santa Maria Novella – Piazzale Michelangelo – Santa Croce.
      E’ una città che fa venire voglia di camminare! 🙂

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      1. Bè ma tu allora sei uno che se ne intende davvero, di queste strade qua. Spero tu abbia fatto tutte le soste giuste nel tragitto. Perché stavo pensando che se per caso un giorno ci incontreremo qui, sarai tu a decidere che strada fare. 😉

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  2. Volevo scriverti di come Ermes mi affascini, ma poi ho letto il tuo commento in risposta a stephymafy, e c’ho pensato.
    Gli Ermes sono buoni veramente solo a vedere l’Alba?
    Cavolo.
    Fosse così ho trovato il tassello mancante di una vita di uomini strani e sfuggenti.
    Però penso che io, per esempio, un Ermes non lo inquadrerei.
    Va preso per quello che è.
    Piacevolmente sfuggente.
    Un maremoto di parole.
    Camminate e sbuffi di condensa dalle guance.

    Non sono Margherita, allora?
    Eppure mi ci sono sentita.

    M’hai dato a che pensare, alle 3.38.

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      1. Affatto.
        Hai messo in moto pensieri di cui non conoscevo l’esistenza.
        Oltre al fatto che ho voglia di ripercorrere Firenze.
        Ma quello già da qualche tuo post precedente.

        Insonne Ed.

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