Mary In June, Perfetto – Matite al collo

Ti ricordi la matita grigia, Faber-Castell, con cui disegnai il chiaroscuro di te su quel letto, a metà nelle lenzuola, le spalle bianche bagnate dal sole del pomeriggio?

Ti ricordi quel lapis tutto mangiato con cui disegnai l’unico corpo, il tuo, senza metterci strane geometrie, elementi surreali, rischiando col mio tratto di rovinare ciò che vedevo?

Che chissà se ce l’hai ancora quel disegno incorniciato, l’unico in cui l’immagine davanti contava più delle parole dietro, che tua madre lesse facendoti arrabbiare e quanto fumavi su quella panchina, gli occhi severi nei gesti delle mani, un po’ delusa, un po’ invasa, ché quella davvero era una cosa solo tua.

Fumavi nel letto dandomi la schiena, io seduto sul bordo scarabocchiavo il mio taccuino, nella destra la matita e nella sinistra la sigaretta. Ricordo a perfezione il colore dei capelli, la curva delle spalle, l’incavo della schiena che scivolava morbido sul sedere e le lenzuola a mo di scia che ti coprivano le gambe.

Chissà se l’hai tenuto, incorniciato così com’era, quasi fosse un’opera da conto, o l’hai dimenticato, o semplicemente messo via. Chissà se c’è ancora, da qualche parte, tra la polvere di qualche scatola da scarpe, magari di quelle che compravi senza poi mettere mai.

La matita l’ho trovata sul fondo d’uno zaino, che ormai era un mozzicone, e non c’è voluto molto per capire cosa fosse. Che è vero, ce ne sono tante, ma così usate non ne ho mai più avute e soprattutto di quel tipo non ne sono state più prodotte. Ed è stato, per un attimo, come averti tra le mani e davvero ho risentito quel tuo profumo singolare, rivisto la tua schiena, le tue mani nelle mie.

A distanza di anni luce quel pezzo di carbone m’ha rinfacciato un paio di cose, probabilmente più di tutte il mio non disegnare più, l’averlo abbandonato, aver anche cessato in simultanea di scriverci poesie. Ché non sono più capace, le sporco con la prosa, una cosa a mezzo e mezzo che non soddisfa mai nessuno.

Quella matita grigia, Faber-Castell, che tu non puoi ricordare e che io ricordo bene, me la sono messa al collo, legata a doppio giro ad un vecchio laccio di cuoio. Per averla sempre dietro, nel caso mi tornasse ispirazione sufficiente. Per non perderla di nuovo, in fondo a vecchi zaini e in mezzo a cianfrusaglie. O più semplicemente, non potendoti avere al dito, per averti almeno al collo, che poi quando mi sdraio sei proprio sul mio petto.

Di modo da non perderti. Di modo da non perdermi.
[Mary In June “Perfetto”]

2 risposte a "Mary In June, Perfetto – Matite al collo"

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